AVVOCATE, QUESTO È IL TEMPO
«La conquista completa della pubblica opinione non sarà né lieve né facile e potrà essere solo abbreviata se entreranno coraggiosamente in lizza colleghe, e non ne mancano, di grande valore e intelletto». Queste parole arrivano dal 1920. A pronunciarle è stata una delle prime avvocate italiane: Elisa Comani, del foro di Ancona.
La sua è una storia epica. Non solo per il fatto di essere stata tra le prime donne avvocato del Paese, ma anche per le sue battaglie politiche e civili.
Comani scelse di diventare avvocata e di sfidare i pregiudizi di una società che non riteneva le donne adatte all’esercizio dell’attività forense.
«Ora, io amo immaginare la nuova iscritta nell’Albo di Ancona alquanto più attraente e alquanto meno feroce del prototipo dei procuratori vecchio stile, nel qual caso non è avventato pronosticare per la signorina uno scarsissimo successo professionale, ed una breve durata della carriera».
Questo fu uno dei tanti commenti sarcastici che accolsero l’ammissione all’esercizio della professione della giurista anconetana.
Il testo apparve sulla rivista Il Pasquino, testata piemontese, come Lidia Poët, la prima avvocata italiana che non ebbe accoglienza migliore della Comani, in un contesto professionale che voleva avvocati con «una faccia che aleggia il muso del bull-dog e un temperamento da mastino alla catena».
Un secolo dopo non siamo più alle prese con un’opinione pubblica così gretta ed esplicitamente ostile nei confronti delle professioniste. Anzi, possiamo dire di più. Cento anni dopo cominciamo ad assistere all’affermazione di una nuova leadership professionale nel mercato dei servizi legali dove la “ferocia” sta lasciando il campo alla competenza spinta (come si vedrà anche nelle pagine di questo speciale numero di MAG) dalla domanda e dal mercato, aprendo spazi per tutti, a prescindere dal genere.
Sia bene inteso: c’è ancora molto da fare. Ma questo è un inizio importante. Vero.
Personalmente ho sempre evitato la logica delle edizioni dedicate a questa o quella sottocategoria della professione. Non amo i confini. Ho una certa allergia agli steccati. Detesto i ghetti. E il mio rapporto con i limiti è decisamente idiosincratico.
Ma questo lunedì 8 marzo ho sentito che andava dedicato alle donne che sempre di più e con sempre maggiore beneficio collettivo stanno prendendo piede nelle professioni legali e finanziarie.
Sono tanti i nomi delle avvocate (e delle manager) che “coraggiosamente sono entrate in lizza” nel corso degli ultimi tempi. E ancor di più sono quelli che verranno.
Solo per parlare di avvocati, il 2021 sarà l’anno in cui verrà certificato ufficialmente il sorpasso delle colleghe sul resto della popolazione forense.
Al primato quantitativo, ormai inevitabile, dovrà seguire anche un primato “politico” che avrà il compito e la responsabilità di traghettare la professione attraverso una fase storica destinata a segnare il futuro dell’avvocatura.
Tecnologia, organizzazione, internazionalità saranno le variabili su cui costruire il domani secondo criteri non più legati agli stereotipi del passato ma ispirati da una visione innovativa e dall’apertura al cambiamento.
Serve una nuova prospettiva. Una rivoluzione dei valori. L’abbattimento di molti steccati.
La questione di genere verrà superata proprio grazie a questa esigenza. Diventando una priorità di business al punto che sarà proprio chi acquista servizi legali a esigere la sua cancellazione, obbligando gli studi a eliminare ogni limite all’affermazione concreta delle pari opportunità.
Avvocate, questo è il tempo. E noi siamo dalla vostra parte.
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